L’Archivio di Stato di Perugia è ospitato dal 1947 all’interno dell’ex convento dell’ordine religioso dei domenicani di Perugia. La sua targa di marmo chiaro si trova vicino alla basilica di San Domenico. Una basilica, dalla bellezza imponente, che sovrasta l’umano pensiero e trasporta chi l’osserva in un’epoca passata. Un passato che non abbandona l’individuo che, dopo aver superato i due chiostri dell’ex monastero, si ritrova disperso in un mondo di carta che custodisce e cura la memoria.

L’Archivio di Stato di Perugia, proprio come molti altri archivi d’Italia, e della stessa Umbria, conserva al suo interno tesori preziosi, documenti di ogni epoca e di ogni genere che, anche se dimenticati, rimangono scrupolosamente conservati.
Il primo direttore dell’Archivio, quando ancora non si trovava nella sede attuale, è stato Giovanni Cecchini, già direttore della Biblioteca Augusta di Perugia. Cecchini auspicava una moderna rete archivistica dell’Umbria, che si realizzerà con le sottosezioni di Spoleto, Gubbio, Foligno e Assisi. Direttore fino al 1967 contribuirà al recupero e al riordinamento di documenti essenziali per la storia perugina.
L’archivista di Stato Anna Alberti, in servizio dal 1997 presso l’archivio di stato di Perugia, si è innamorata di questo luogo quando frequentava l’Università degli Studi di Perugia. Lesta si muove fra gli uffici e i lunghi corridoi dell’archivio, nulla le sfugge, tutto conosce. Ci racconta che i lavoratori all’interno della struttura sono pochissimi, infatti lei e la direttrice dell’archivio Cinzia Rutili sono sommerse dal lavoro. C’è molta attesa per il nuovo concorso, indetto dal Ministero della Cultura, per funzionari archivisti che lavoreranno negli Archivi di Stato e nelle Soprintendenze archivistiche.
“In una stanza ci sono quattro scrivanie e solo una è occupata. Gli archivisti che c’erano prima sono andati in pensione e non c’è stato un cambio generazionale” afferma la dott ssa Alberti, che fra una carta e l’altra racconta il duro lavoro dell’archivio e delle infinite richieste di documenti, da parte di istituzioni e privati, da soddisfare.

Nell’archivio del capoluogo umbro c’è veramente di tutto e ogni cosa ha un gran valore, dalle carte più recenti a quelle più antiche.
Nel 1962 l’allora direttore Roberto Abbondanza scopre, da una legatura cinquecentesca conservata in archivio, una lettera autografa di Giovanni Boccaccio proveniente dall’archivio della famiglia certaldese Del Chiaro. Unica nel suo genere, la lettera mette in risalto non un Boccaccio scrittore ma un Boccaccio commerciante dedito agli affari.
Parte della missiva: “[Poi d]i costà mi partii, t’ò scripto tre o vero quatro lettere con questa, né mai di niuna ebbi risposta, e perciò per questa poco t’ò a dire e questo è il ricordarti e pregarti che solleciti il privilegio il quale così pienamente ne promise messer Francesco Bruni, perciò che assai manifestamente veggio per improntitudine si conviene avere; e saprei volentieri novelle di te e de’ tuoi fratelli e come i vostri facti vanno, acciò che come amico mi rallegrassi con voi se ben vanno, come io credo…….. Altro non t’ò ad scrivere per la presente, se non che io sono ad ogni tuo piacere apparecchiato; e a Dio ti comando sempre. Scripta in Certaldo, dì .XX. di maggio. Il tuo Giovanni di Boccaccio”.
Nei 25 km di metri lineari di documentazione troviamo gli archivi delle corporazioni religiose soppresse, gli archivi dei Comuni, gli atti relativi a procedimenti giudiziari, come quello che riguarda il processo per l’omicidio del giornalista Mino Pecorelli, e molto altro ancora.
In questo luogo troviamo la pianta topografica di Perugia che descrive gli scontri del 20 giugno 1859, troviamo dei disegni a penna della Fontana Maggiore dopo i lavori all’acquedotto nel luglio 1561.
Qui è possibile ricostruire parte della storia degli ebrei durante il fascismo, leggere le schede di autodenuncia che erano costretti a compilare e inviare direttamente all’amministrazione di appartenenza.
Qui è possibile leggere il registro degli esami di licenza di Rodolfo Valentino, ma anche leggere vignette satiriche contro Napoleone.
In questo luogo, per fortuna, è possibile ricordare e mai dimenticare.
