Non i soliti posti: se siete in cerca di luoghi da visitare durante le vostre vacanze natalizie, l’Umbria nasconde dei tesori di inestimabile bellezza, assolutamente da non perdere.
Per questo motivo vi invito a recarvi un luogo che reputo tra i più affascinanti della mia regione. Mi riferisco alla cappella Baglioni custodita nella Collegiata di Santa Maria Maggiore dipinta da Pintoricchio, illustre pittore perugino. Il capolavoro di cui parliamo si trova a Spello, una cittadina medievale famosa per la sua infiorata primaverile, evento che richiama turisti da tutta Italia e non solo.
Gli affreschi della Cappella Bella nella collegiata di Santa Maria Maggiore
Conosciuta come “Cappella Bella”, l’opera del Pintoricchio riscosse molto successo per il dotato senso decorativo nonché, festoso e cortese della raffigurazione.
Dopo aver concluso l’Appartamento Borgia a Roma, l’artista nel 1500 viene chiamato a Spello da Troilo Baglioni, Priore della Canonica di Santa Maria Maggiore, per affrescare le pareti di una cappella della chiesa che di lì a poco sarebbe diventata l’unico esempio di superba pittura della rinascenza italiana, vero e proprio vanto della terra umbra.
Una cosa è certa: la Cappella Bella fu la risposta diretta alla sala del Collegio del Cambio di Perugia. Venne eseguita qualche mese dopo le nozze rosse del luglio del 1500, che videro la vittoria di Troilo Baglioni su Grifonetto. Come a Perugia, a Spello viene seguito un programma dottrinale di tipo umanistico in cui Pintoricchio non fece alto che riallacciarsi alle imprese romane già sperimentate. Egli si servì di stretti collaboratori alternandoli nei vari compiti senza tuttavia perdere il controllo della situazione.
Il ciclo pittorico è così suddiviso: nella parete di sinistra viene illustarta l’Annunciazione, mentre in quella centrale la Natività. Nella parte destra invece la Disputa di Gesù fra i Dottori e le quattro Sibille nelle vele della volta.É questa la scena in cui sembra esserci un vero e proprio spaccato di vita quotidiana contemporanea all’artista. Nel gruppo di persone si ritrovano alcuni dei personaggi di maniera della tradizione pittorica rinascimentale; in primo piano a sinistra il prelato con il volto smagrito è il committente dell’opera, Troilo Baglioni. Disposti regolarmente secondo i canoni della poetica cinquecentesca il maestro progetta un grande edificio templare alla Raffaello, lo circonda di conversatori ed uomini d’arme, risolvendo così lo scenario dell’incontro di Gesù con i sapienti di dottrina.
Per quanto riguarda la parte raffigurante l’Annunciazione, la scena ricchissima di minute notazioni che ci inseriscono nel vivo dell’ambiente spelliano. Qui il pittore pone le figure della Vergine e dell’angelo in una sorta di spazio architettonico idealizzato, modello già usato in Aracoeli ed in Santa Maria del Popolo, dove l’accettazione dei divini decreti appaiono, nel volto reclino e luminoso della giovane donna, come trasfigurati in un unico atto riservato e pudico. L’angelo è inginocchiato dinanzi la Vergine e con un gesto devoto ed aggraziato guida lo sguardo sul pavimento scorciato verso il fondo dove eventi bellici si consumano tra le mura urbane.

La natività
La scena con la Natività rappresenta la summa della nuova elaborazione decorativa a cui è giunto il pittore che richiama le raffigurazioni della miniature; insieme a retaggi della tradizione tardogotica di Gentile da Fabriano, relegati nel fondale frammisto di guerriglie e dirupi, convive magistralmente per bilanciamento di piani prospettici, tutta la vicenda del Natale.
Le immagini sono piene di umana verità, contenenti una straordinaria resa delle figure convenute. Esse catturano l’attenzione verso l’evento dell’adorazione del piccolo Gesù contemplato dalla sua giovane Madre che di lì a poco lo aveva dato alla luce in quella capanna scorciata elaboratissima messa in scena. La mangiatoia compare elegantemente scorciata sulla destra della scena. Ma i dettagli strabilianti sono quelli dei fiorellini, della paglia, e il prato, portando lo spettatore ad immergersi come in una sorta di passeggiata nel verde dell’arte italiana.
Completano il magnifico ciclo la volta affrescata con le Sibille Europea, Tiburtina, Samia e Eritrea in eleganti atteggiamenti e ben calibrati troni.
Il pavimento tipico della maiolica derutese
Il pavimento forse riferibile alla mano di “Frate di Deruta”, consiste di tre grandi pannelli, due rettangolari e uno quadrato, formati rispettivamente di 12 mattoni quadrati. La presenza delle cornici e il fatto che gli ornati si distendano ininterrotti da un mattone all’ altro rendono con efficacia l’impressione di un grande tappeto, accentuata dai brillanti colori tipici della maiolica derutese della seconda metà del secolo XVI: troviamo verdi intensi, aranci, gialli e blu di varie gradazioni che spiccano sul fondo bianco con effetti vivacemente decorativi.
Nella parte centrale dei pannelli si sviluppano, attorno a una candelabra, elaborate ornamentazioni disposte simmetricamente. Le cornici sono arabescate, con un unico motivo che si svolge in una ghirlanda nella fascia più interna. La candelabra centrale reca alla sua base un mascherone ghignante dall’ aria demoniaca, sulla testa del quale è un cartello con la data «1566».
Dal mascherone di base escono tralci animati terminanti in cornucopie, giovani alati che soffiano fuoco dalle loro trombe, cavalli alati. Sono presenti delle pavoncelle beccano quanto trabocca dalle cornucopie, con dei melograni e altri piccoli frutti. I mostri con volto umano, zampe equine e scimmiesche e corna di capri, reggono le estremità di una ghirlanda in cui sono inseriti due specchi, un trofeo d’armi e un teschio. Nel pannello più grande la candelabra poggia su zampe leonine, e culmina in una testa femminile che regge un vaso di fuoco. Ai lati sono due cornucopie, e rameggi fioriti sui quali siedono putti alati con fiaccole accese, e alle cui estremità sono appesi due specchi. Dalla parte mediana fuoriesce un altro girale che termina in due cavalli, su cui si siedono putti alati con una clessidra in mano. Siamo quindi di fronte a una versione particolarmente elaborata dell’ ornato «a grottesche», fra i preferiti del Rinascimento, che ha origini nell’ antica Roma.
Per informazioni su giorni di visite e orari di apertura consultare il sito https://turismo.comune.spello.pg.it/poi/cappella-baglioni

