In occasione della festa di Ognissanti, scopriamo il volto più spirituale e mistico dell’Umbria attraverso un possibile itinerario che vi porterà alla scoperta di personaggi carismatici e luoghi di armonia e pace, conosceremo storie, leggende e naturalmente opere d’arte legate a queste figure religiose.
Pronti? si parte!
Da dove si parte? Direi dalla città umbra forse più famosa al mondo: Assisi. La città del “poverello”, la città della meravigliosa Basilica di San Francesco risalente alla prima metà del XIII secolo affrescata da maestri tra i quali Giotto e Cimabue, un luogo spirituale e artistico dove gli occhi si riempiono inevitabilmente delle meraviglie architettoniche, dei colori, dei disegni tridimensionali, delle raffigurazioni della vita del Santo, del Nuovo e Antico Testamento.
Un’immersione sensoriale che cattura credenti e non. La storia di San Francesco ormai ben nota, ci coinvolge e avvolge, e come la sua storia anche i luoghi da lui vissuti come la Porziuncola, altro tesoro spirituale e artistico che viene fatta risalire al IV secolo. Qui, sulla parete esterna dell’abside, è possibile vedere un affresco raffigurante la Crocifissione di Pietro Vannucci detto il Perugino ovvero il maestro del Raffaello.
Ma se cercate un luogo silenzioso, in armonia con la natura, un luogo di pace che ristori e calmi l’animo, allora vi propongo sia l’Eremo delle Carceri che trovate arroccato e silente sulla strada per il Monte Subasio e il Bosco di San Francesco (percorso del FAI) che parte dalla Basilica di San Francesco e scende fino alla Valle del Tescio. La storia del “poverello d’Assisi”, la sua personalità carismatica, il suo forte credo, le sue visioni mistiche, per non parlare del suo componimento letterario “Il Cantico delle creature” (ricordiamo essere il testo poetico in volgare umbro più antico della letteratura italiana con autore noto) sono stati e continuano a essere esempio per molti sia dal punto di vista religioso sia da quello laico. Un uomo che ha ispirato molti e continua a influenzare quelle anime che cercano di tornare alla semplicità del vivere quotidiano. Ci sarebbe da dire molto e molto ancora ma vorrei darvi delle pillole che vi possano stuzzicare la curiosità. E allora salutiamo Assisi ristorati nel cuore e negli occhi e proseguiamo il viaggio nella vicina città di Foligno perché qui vi era una donna che ha ricevuto una recente canonizzazione da Papa Francesco, parliamo di Beata Angela, morta nel 1309, la quale sulle orme del “poverello” apparsole in sogno, come racconta nella sua biografia, dopo la perdita del marito e dei figli si spoglia di tutti i suoi beni per vestire quelli di una vita dedita ai poveri e agli ammalati.
Le sue spoglie sono conservate nella chiesa di San Francesco che si trova nell’omonima piazza a Foligno, costruita nel XIII secolo inglobando la più antica chiesa di San Matteo. Merita una visita anche la Basilica di Santa Maria Infraportas (esempio di architettura romanica) e già che ci siete Palazzo Trinci (gioiello architettonico del XIV sec.). Foligno, città barocca, con le cicatrici del terremoto del 1997, oggi si presenta come una città in ripresa, vivace e giovane, pronta anch’essa a soddisfare sia i visitatori religiosi che quelli non.


Altra santa che ci ricorda la storia di Beata Angela è la ben nota Santa Rita da Cascia, anche lei dopo la perdita del marito e dei figli decide di dedicare la sua vita alla preghiera e ai malati. Ci dirigiamo allora a Cascia non dimenticando però di fare una sosta anche a Roccaporena (paese natio di S.Rita).
Qui le strade si aprono tortuose in mezzo alla Valnerina, la valle attraversata dal fiume Nera che nasce nei Monti Sibillini nelle Marche e si estende fino a Terni. Una zona incontaminata, dal verde imponente che impressiona gli occhi dei passanti. Un luogo duramente colpito dal terremoto negli ultimi anni ma che continua a conservare la purezza e la solennità del suo paesaggio tanto che, di fronte ad alcuni panorami, non nego di aver provato qualcosa simile alla Sindrome di Stendhal.
E qui, tra questi monti, si racconta la vita di santa Rita che per alcuni aspetti rimane ancora avvolta da misteri dal punto di vista della documentazione storica. Ogni anno molti pellegrini, religiosi, o semplici turisti fanno visita alla Basilica di Santa Rita da Cascia dove è esposto il corpo della Santa. Cascia però non viene visitata solo da turisti religiosi, è nota anche per essere centro di ritiri stagionali per molte squadre di calcio della Serie A e serie B.
Da Cascia ripartiamo in direzione di Terni dove troveremo il Santo patrono degli innamorati: San Valentino. Vescovo e martire cristiano muore decapitato il 14 febbraio 273, a 97 anni, per mano del soldato romano Furius Placidus, agli ordini dell’imperatore Aureliano.
Secondo alcune fonti Valentino sarebbe stato giustiziato perché aveva celebrato il matrimonio tra la cristiana Serapia e il legionario romano Sabino, che invece era pagano: la cerimonia avvenne in fretta, perché la giovane era malata; i due sposi morirono, insieme, proprio mentre Valentino li benediceva. A chiudere il cerchio della tragedia sarebbe poi intervenuto il martirio del celebrante. Le sue spoglie furono sepolte sulla collina di Terni, nei pressi di una necropoli. Sul luogo sorse nel IV secolo una basilica nella quale attualmente sono custoditi, racchiusi in una teca, i resti del santo.
Questa città forse famosa ai più per le sue Acciaierie, racchiude però anche molti resti archeologici di età romana, interessanti architetture religiose, bellissimi palazzi signorili, musei e infine una sorprendente architettura industriale, tra cui l’Obelisco di Arnaldo Pomodoro, il CAOS (Centro per le Arti Opificio Siri), la Stella di Miranda una delle più grandi stelle artificiali in Italia, e gli Umbra Studios (teatri di posa di proprietà di Cinecittà Luce S.p.A). Perciò che si vada a Terni per fede, per amore o pura curiosità merita sicuramente una visita.
Se volete proseguire il viaggio a questo punto vi consiglio di risalire verso Perugia fermandoci però a Todi dove troviamo il celebre Jacopone da Todi considerato uno dei poeti più importanti del Medioevo. Dopo aver studiato giurisprudenza a Bologna, si avviò alla carriera notarile in città finché, nel 1268, fu colpito da una tragedia che gli avrebbe cambiato la vita: la morte dell’amatissima moglie Vanna, travolta dall’improvviso crollo del pavimento di casa. Al dolore e allo sconcerto che seguì il lutto si aggiunse la scoperta che la consorte, di nascosto, indossava il cilicio come veste penitenziale.
Jacopone conobbe così una vera e propria crisi mistica che lo portò, seguendo le orme di san Francesco d’Assisi, a lasciare il lavoro e i rapporti sociali per iniziare un percorso di pubblica penitenza e umiliazione. Un iter spirituale profondo e sofferto, al quale non furono alieni momenti di esaltazione che rasentavano la follia, come quando alle nozze del fratello si presentò nudo, spalmato di grasso e rivoltato fra piume. Queste esperienze radicale, terminarono solo nel 1278 quando entrò nell’ordine francescano come frate laico. I suoi resti sono conservati nella Chiesa di San Fortunato. Tra le bellissime e numerose cose da vedere a Todi, c’è anche il Tempio della Consolazione eseguito nel XVI sec. su disegno del Bramante.
Lasciandoci Todi alle spalle riprendiamo il viaggio per Perugia dove i santi patroni qui sono addirittura 3: San Costanzo, San Lorenzo e Sant’Ercolano. Tutti e tre presenti sul portale maggiore di Palazzo dei Priori sede della Galleria Nazionale dell’Umbria. Perugia capoluogo umbro, città etrusca, romana e medievale conserva ancora ben visibili parti delle mura etrusche e di quelle medievali oltre che l’Arco Etrusco, la Rocca Paolina e l’Acquedotto medievale. Il corpo del Vescovo e martire San Costanzo, ucciso durante la persecuzione cristiana ad opera di Marco Aurelio, è custodito nella Chiesa di San Costanzo fuori porta San Pietro. San Lorenzo, anch’esso perseguito e messo a morte durante le persecuzioni all’epoca di Valeriano, è custodito nella Cattedrale di San Lorenzo in Piazza IV novembre di fronte al simbolo della città ovvero la fontana maggiore.


Sant’Ercolano invece morì martire durante l’invasione degli ostrogoti, scorticato vivo e gettato dalle mura, si narra che dopo 40 giorni il corpo fu ritrovato intatto senza i segni delle violenze. Le reliquie vengono conservate nell’omonima chiesa presente in fondo alle scalette di Sant’Ercolano. A Perugia ci fermiamo di fronte alla lapide nella zona di Porta Sole che recita:
Intra Tupino e l’acqua che discende
del colle eletto del Beato Ubaldo,
fertile costa d’alto monte pende,
onde Perugia sente freddo e caldo
da Porta Sole…..
DANTE___Par. XI
“Fra il fiume Topino e il Chiascio, che scorre dal monte Ausciano dove il beato Ubaldo pose il suo eremo, digrada la fertile costiera di un alto monte (il Subasio), dal quale Perugia sente il freddo e il caldo dal lato di Porta Sole”
Ed ecco che è Dante a suggerirci il prossimo e ultimo santo di oggi ovvero Sant’Ubaldo e allora ci dirigiamo a Gubbio, nota come la città dei “matti” e si capisce l’appellativo assistendo il 15 maggio alla festa dei Ceri. I 3 Ceri, che sono dei manufatti in legno di 300 kg l’uno, rappresentano i 3 santi (Sant’Ubaldo, San Giorgio, Sant’Antonio) e sono conservati tutto l’anno presso la chiesa di Sant’Ubaldo sul monte Ingino, il 15 maggio vengono fatti uscire la mattina presto e dopo vari rituali, alle 18 circa vengono riportati in spalla in una corsa frenetica che inizia dalla Piazza Grande fin sopra il monte Ingino per un totale di circa 4km.
Vedere gli eugubini così presenti e partecipativi a questa festa rende quel giorno davvero spettacolare e quindi davvero tanto atteso. Sant’Ubaldo si dedicò, tra le tante cose, alla ricostruzione del Duomo dopo l’incendio nel XII sec. e all’ospedale di Gubbio. Anche Gubbio è una città che non si può non vedere, umbra, romana e medievale, ha aree archeologiche incantevoli, chiese e palazzi nobiliari dove respiri storia, arte e una forte tradizione.
Potrei continuare ancora e ancora perché l’Umbria non ha Ognissanti ma ne ha davvero tanti. Una terra di raccoglimento, di sentire mistico, la terra dove (non dimentichiamo) è nato il movimento dei flagellanti nel XIII sec. ad opera di Raniero Fasani eremita francescano.
Che sia quindi la spiritualità, quella religiosa o quella più laica a mettervi in cammino in ogni caso, sono certa, ne rimarrete impressionati.

