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Mi sembra ormai evidente che dopo l’avvento del covid19 qualcosa nel rapporto uomo-natura sia un po’ cambiato, basta vedere il boom di turismo che si è avuto in Umbria quest’anno tra luglio e agosto, regione notoriamente conosciuta come il cuore verde d’Italia che, pur avendo tutto tranne che il mare, ha registrato il quasi tutto esaurito in agosto in strutture ricettive come agriturismi, country house e casa di campagna.

C’è stato e continua ad esserci una ricerca di “stare all’aperto” in mezzo a colline dolci o montagne imponenti e questo ha portato non solo un beneficio a livello turistico ma anche a livello didattico…vi chiederete: perché didattico? Perché c’è stato anche un fortissimo incremento di iscrizioni in centri estivi organizzati in fattorie didattiche, scuole rurali e strutture ecosostenibili.
In questi luoghi i bambini stanno all’aperto, si prendono cura degli animali dandogli da mangiare e pulendoli, fanno il pane, piantano semi che vedono diventare prima piante e poi frutti, imparano a fare l’orto, mangiano insalate che loro stessi hanno seminato, insomma raccolgono i frutti del loro impegno, imparano che ogni cosa ha un suo tempo, imparano l’arte del sapere aspettare e rispettare i tempi della natura.

Così, su consiglio della dott.ssa Chiara Paffarini dell’Università degli Studi di Perugia, sono andata a vedere di persona due strutture che collaborano proprio con l’Università di Perugia: L’Asilo Rurale di Amelia gestito dalla Società Cooperativa Agricola Sociale Onlus Forme dell’Anima e la fattoria didattica nonché eco villaggio Panta Rei di Passignano sul Trasimeno.
Dopo la legge quadro n. 328 / 2000 si è visto un notevole incremento in tutta Italia di agri-nidi, agri-asili, e agritate, ovvero strutture per la pedagogia e la didattica dei più piccoli (da 0 a 6 anni) create all’interno di aziende agricole. Anche in Umbria ad oggi registriamo due asili rurali: uno a Spello La fattoria dei birichini (che non ho ancora visitato) uno ad Amelia del quale cercherò di restituirvi la meravigliosa atmosfera che ho trovato al mio arrivo.

Partiamo proprio da quest’ultimo, al mio arrivo mi accolgono Damiano Stufara, amministratore e operatore, e le educatrici che già da un primo sorriso mi fanno sentire a casa. Il posto è bellissimo, di recente costruzione e molto ben tenuto, l’agri-asilo è completamente immerso nel verde e luminosissimo ed è realizzato all’interno di un’azienda agricola che è quasi autosufficiente dal punto di vista energetico e idrico disponendo di impianti fotovoltaici sulle coperture, solare termico e pozzo per l’acqua. Producono in loco anche frutta, verdura, miele e farine. Le educatrici mi fanno vedere gli spazi adibiti al gioco e al riposo dei più piccoli, i materiali utilizzati sono tutti di origine naturale. Dopodiché mi portano a vedere l’orto , il roseto, il frutteto, il laghetto di ninfee, la stalla con le mucche che i bambini imparano a mungere  e le cassette d’api, anche queste smielate dai bimbi durante l’estate . Le educatrici mi dicono che il centro estivo è appena terminato e che si stanno preparando all’inizio del nuovo anno scolastico. Loro, in realtà, nascono come comunità di persone che vive insieme e che dopo un po’ hanno sentito l’esigenza di educare i propri figli in armonia con la natura e in ambito rurale arrivando così a creare un progetto di servizi per l’infanzia esteso anche a persone al di fuori della comunità tanto da essere riconosciuti dalla Regione Umbria e finanziati con il fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale.

Mi dicono che l’asilo accoglie bambini provenienti da Amelia ma anche da Narni e che è bello vedere come alcuni di loro, all’inizio più restii al contatto con gli animali, a stare a pieni nudi sui sassolini, ad avere un contatto con le api, dopo pochissimo tempo riescano a immergersi completamente nello spirito che il luogo gli suggerisce.

L’agri‐asilo è considerato infatti un plus per i bambini nei primi anni di vita poiché hanno un diretto contatto con la natura che tende a stimolarli in molti modi soprattutto nella creatività. Il valore aggiunto che si ha nel frequentare l’agri‐asilo viene visto come la capacità di migliorare le attività intellettuali, vivendo “molte emozioni di forte intensità”. La vita all’aria aperta e il contatto con gli animali costituiscono elementi di forte stimolo alla crescita dei bambini. Il progetto didattico educativo prevede che i bambini crescano a contatto con i cicli della natura, osservando le stagioni, i colori, i profumi, facendo attività di manipolazione e utilizzando esclusivamente prodotti naturali. Tutto questo concorre a far crescere i piccoli ospiti con maggiore senso della responsabilità verso gli esseri viventi e la natura, facendoli divenire in futuro cittadini consapevoli e responsabili. L’asilo rurale quindi, a differenza delle fattorie didattiche, offre un percorso pedagogico continuativo che dura tutto l’anno scolastico. Proprio per questo, mi spiegano le educatrici, è più difficile mantenere una struttura del genere se non si ha un progetto solido, dei solidi finanziamenti e una solida motivazione.

Altro discorso vale invece per le fattorie didattiche che offrono un’esperienza diversa e sono numericamente maggiori su tutto il territorio nazionale.
Salutiamo così le meravigliose persone incontrate ad Amelia e ci dirigiamo verso il primo esempio di fattoria didattica o fattoria-scuola nato in Italia nel 1989 e sostenuta dal Cnr (Centro Nazionale Ricerche), un’azienda agricola, un eco villaggio che si affaccia sul Lago Trasimeno, ovvero Panta Rei.

Le proposte del centro di educazione ambientale Panta Rei e della vicina fattoria La Buona Terra, propongono ai bambini ma anche agli adulti, la possibilità di vivere un’esperienza intensa e concreta dove l’ambiente è al centro di ogni attività.
Le proposte sono “la giornata in fattoria” e “il soggiorno in fattoria” che prevede una residenza di più giorni fino alla “settimana esperienziale”.
Arriviamo a Panta Rei e incontriamo Massimiliano Ferrera, presidente dell’Associazione, mentre poco dopo abbiamo il piacere di conoscere Dino Mengucci, fondatore di Panta Rei e presidente del Trust.  Anche qui l’ospitalità fa da padrona, Massimiliano, gentilissimo ci accoglie in questo eco villaggio totalmente sostenibile a livello energetico, l’acqua proviene da un sistema di fitodepurazione o raccolta dell’acqua piovana. Il 60% dell’acqua viene recuperato e riutilizzato per i servizi igienici e per l’irrigazione dell’orto.

L’acqua potabile proviene invece dalla sorgente presente in loco. Per l’energia vengono utilizzati pannelli solari. I rifiuti vengono smaltiti con metodo bokashi e compost. Anche l’alimentazione è circolare: parte del cibo per gli ospiti del centro proviene dall’orto sinergico. Ogni anello è parte di un ecosistema circolare che rende Panta Rei un modello di bioedilizia. Nella si può vedere una delle case visitate fatta di terracotta e paglia che è stata costruita in perfetta armonia e in sinergia con il luogo tanto che, in caso venisse dismessa o disabitata, le pareti con il tempo consumandosi e sciogliendosi, tornerebbero a far parte del terreno e tutti i materiali di origine naturale non sarebbero inquinanti per l’ambiente.

FOTO DI  SARA BELIA

Siamo all’interno di un luogo dove l’educazione ambientale viene prima di tutto e dove il tempo sembra davvero dilatarsi. Massimiliano ci spiega gli obiettivi della fattoria-scuola ovvero cercare di trasferire ai più piccoli ma anche ai più grandi il concetto di giocare, abitare, lavorare sperimentando modi di vivere, consumare e produrre che siano rispettosi dell’ambiente e dell’uomo. Vediamo anche una specie di polli  in via d’estinzione solo per il fatto che sono più lenti a crescere, ci spiega che ai bambini il contatto con gli animali serve per renderli più consapevoli sul cosa sceglieranno di mangiare.

Poco dopo incontriamo l’ideatore, Dino Mengucci, uomo di grande fascino e forte carisma, ci ospita nella sua casa e ci racconta la storia di Panta Rei dalla fondazione ad oggi. Ci racconta aneddoti davvero commoventi legati a bambini con disabilità che durante la residenza a Panta Rei mostravano competenze che in classe non riuscivano a manifestare o altri episodi di bambini che arrivavano con un ritmo frenetico e caotico e se ne andavano sereni.

Ci congediamo da Panta Rei e dai suoi affascinanti custodi anche noi con un senso di serenità nel cuore, la stessa provata all’asilo rurale di Amelia e forse la stessa che si prova quando si è immersi in una natura rigenerante e ricostituente.

Tornare alla natura per molti di noi è un richiamo ancestrale e credo che incentivare queste attività sia un ottimo ritorno al benessere nel suo significato più profondo. La didattica e la pedagogia in ambito rurale non solo sono possibili ma sono consigliabili. Per alcuni può essere una “moda” per altri un “modo di vivere”, io penso che al di là delle motivazioni personali, tutto ciò che fa bene all’ambiente e quindi all’uomo vada sostenuto e salvaguardato.

FOTO DI  SARA BELIA